Punto d'arrivo e di partenza
insieme, questo spettacolo
è stato non solo una tappa importante del mio percorso,
ma uno dei miei lavori
più amati e compiuti.
In Dalla sabbia dal Tempo
ho riversato gran parte
della mia storia precedente, trovando nella tematica
da un lato, negli interpreti e compagni di viaggio dall'altro,
l'opportunità di dare corpo
a un'idea di teatro maturata
negli anni, così verificandone
le linee portanti.
A proposito di questo lavoro, spesso nominato ma di cui
poco o nulla si conosce,
forse non è superfluo spendere qualche parola in aggiunta
a quelle, qui riportate,
del programma di sala.
•
L'origine
•
La musica
•
Il testo
•
La drammaturgia
•
L'immagine
•
Il movimento
|
|
ideato da
Mara Cantoni e
Moni Ovadia
drammaturgia regia scena e luci di Mara Cantoni
arrangiamenti e coordinamento musicale di Maurizio Dehò
costumi di Luigi Benedetti
con Moni Ovadia
Olek Mincer
e i musicisti
Mario Arcari Maurizio
Dehò Roberto Della Grotta
Cosimo Gallotta Alfredo Lacosegliaz Gian Pietro Marazza
produzione Cooperativa Teatro Franco Parenti
"Ebraitudine": parola, musica o silenzio?
Prima fai, dopo saprai. È il suggerimento
di uno dei Maestri del chassidismo, e dell'intero movimento chassidico
uno dei motivi ricorrenti. In qualche modo è stato così
anche per noi. Di fronte a un tema tanto preoccupante quanto impreciso
- la "cultura ebraica" - la prima considerazione che
abbiamo fatto, Moni e io, è stata quella di non saperne
poi molto, di non essere degli eruditi in proposito, e ciò
malgrado di essere fortemente ebrei. Più che non
scandagliare storia e religione, andare a caccia di informazioni
e documenti, abbiamo dunque interrogato noi stessi, nel tentativo
di individuare quella "ebraitudine" che ci portavamo
addosso e della quale avevamo oscura consapevolezza; abbiamo seguito
le tracce del nostro essere prima di sapere noi stessi
dove volevamo arrivare.
segue
(dal programma di sala dello spettacolo)
|
lo spettacolo nelle fotografie di Maurizio Buscarino |
|
Dobbiamo
riferire di uno spettacolo intenso, tenero e accorato, bello come
il suo titolo: Dalla sabbia dal Tempo, il sottotitolo lo
definisce “breve viaggio nell’ebraitudine”.
leggi
(Odoardo Bertani, Avvenire,
22 maggio 1987)
Gran merito della regista Mara Cantoni - oltre a quello di cucire
frammenti sparsi e brevi intuizioni in un testo vero e proprio,
dotato di un'autonoma articolazione drammaturgica - è di
avere sottratto tutto questo ai limiti di un cabaret sofisticato
o di un puro recital, proiettando la trascinante esuberanza dell'attore-cantante,
del suo compagno di scena (...) e dei sei bravissimi musicisti (...)
nella prospettiva di uno spettacolo autentico, che nel bell'impianto
scenico di pannelli neri e candida sabbia, negli scuri abiti senza
tempo di tutti gli interpreti (...), nelle rarefatte e struggenti
figurazioni rivela una precisa e raffinata cifra stilistica.
(Renato Palazzi, Corriere della Sera,
21 maggio 1987)
Lo spettacolo che con molto talento ha realizzato Mara Cantoni
(...) ha avuto il merito di coinvolgere profondamente anche lo
spettatore non ebreo portandolo in un mondo dove la musica, l’umorismo,
l’estro, la malinconia, uno scenario fatto di nulla, la
sabbia sul palcoscenico, una tenda nera, un sapiente gioco di
luci, sono riusciti a trasmettere sensazioni ed emozioni che fanno
parte della storia dell’uomo.
(Erminia dell’Oro, Bollettino della Comunità
Israelitica di Milano,
luglio 1987)
|
|