Entr'acte
frammenti di vita parigina tra le due guerre

 
concerto-spettacolo










Nel 1782 l'Accademia di Lione poneva la domanda:
la scoperta dell'America è stata
utile o nociva al genere umano? Domanda da ripetere oggi.
Si diceva che grazie al Nuovo Mondo nel mondo non ci sarebbero più state guerre.

testo e regia di Mara Cantoni

Lorena Portalupi, pianoforte
Sandro Cerino, sax contralto, clarinetto basso, flauto
e con
Filippo Usellini

musica di Claude Debussy, George Gershwin, Darius Milhaud,
Francis Poulenc, Erik Satie, Germaine Tailleferre

in proiezione Entr'acte di Francis Picabia e René Clair (1924)

"Cosa si preferisce? Un'arte che lotta per mutare i rapporti sociali ma fallisce? O una che cerca solo di piacere e divertire e ci riesce?" (Robert Hughes, The Shock of the New).
Negli anni che corrono tra le due guerre l'Europa è attraversata dal vento forte delle avanguardie, che stravolgono i codici preesistenti e imprimono nei linguaggi espressivi un segno d'importanza secolare. Con, a grandi linee, questa differenza: il versante tedesco (e oltre, mittel- ed est-europeo) si nutre di contrasti e di tormentati interrogativi quando non scelga una chiara militanza, mentre il versante francese si butta nell'avventura del nuovo con somma allegrezza, e con l'idea che un'arte per l'arte, purché non allineata, sia di per sé sovversiva.
Lo spettacolo-concerto che proponiamo attinge alla cronaca e al clima culturale parigino degli Anni Venti. È ancora nell'aria Debussy quando il gruppo dei Sei punta in direzione opposta: irrisione del decadentismo, semplicità compositiva, apertura ai generi "popolari" e all'interazione con le altre arti. Alle spalle ha due figure un po' speciali: Erik Satie, rigoroso e riottoso, solitario fino allo snobismo, e Jean Cocteau, infaticabile stimolatore e protagonista protervo in sella alla scena parigina. Sullo sfondo, ma spesso in primo piano, cubismo, dadaismo e surrealismo si incontrano e scontrano non senza clamore. Del resto tutto è clamoroso ed eccitante: i balli e i chilometri orari, il cinema e la relatività, la moda e la psicoanalisi, lo sport, il Martini, i soldi facili e il jazz. L'America è già qui, quasi all'insaputa dei francesi. Mentre molti tra gli artisti e gli intellettuali dell'epoca, sotto lo sguardo concupiscente della vecchia "buona società", polemizzano a colpi di adesioni e smentite e scandali mondani ben distribuiti tra riviste letterarie e salotti, una nuova borghesia divora con compiacente e cieco entusiasmo tutto ciò che il Mercato le impone, sia ristorante o copertina di libro, restandovi presto intrappolata.
In un film surrealista le armi, un funerale, la morte stessa non sono che un gioco d'illusionismo come lo è il cinema appena nato. La Storia sta preparando armamenti e morti veri. La pace è una cosa delicata, troppo preziosa per farne un intermezzo fra due guerre. "Cosa si preferisce?…" Brecht direbbe: "Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua."


Entr'acte prende spunto dall’omonimo film di René Clair.
La musica di questo classico del surrealismo, composta da Erik Satie, viene eseguita dal vivo a conclusione di un concerto
che Lorena ha interamente dedicato al primo '900 francese,
con la sola eccezione dell'americano George Gershwin.
vedi programma dettagliato

Entr'acte è uno spettacolo minimalista, che getta sugli scoppiettanti
Anni Venti una luce fredda e inquietante, simile a quella
che ha avvolto il nostro passato più recente.
Ho scritto questo breve testo ritagliandolo sulla figura ambigua
di Maurice Sachs, che nel suo Journal 1919-1929 ha scandito
un intero decennio con perfetto qualunquismo.

guarda il video








La nostra epoca: non è che un movimento. È così che va,
si fanno tante cose…
L'eccitazione è tale
che non si ha il tempo di sapere
se ci si diverte oppure no.
È una prosperità folle
sull'orlo del precipizio.