Cantata per il mare



La spinta decisiva
è venuta dalla grande onda,
il maremoto
nel sud-est asiatico.
Ma da tanto tempo
raccoglievo parole
depositate sul fondo
della sua suggestione:
il mare che è di tutti,
che ciascuno canta
a modo suo.



Ho letto questi versi
(un centinaio e poco più)
nel silenzio più attento,
li ho recitati
sulla musica più improvvisata,
li sto elaborando per farne
un'installazione sonora.

Versi come il mare,
in movimento.


installazione sonora


E lo zèfiro e gli alisei e il gelato vento boreale
il deserto del polo australe
il viso dei vecchi marinai
la costa del Baltico i porti di Cuba
la notte ai tropici, che viene tanto in fretta
la goletta col fianco sottovento abbracciato alle onde
Capo Horn... l'immensa purezza del Horn
la piccola Baia di San Carlos
i bianchi piedi degli scogli di Dover
il molo n.7 la costa del Cile
e il faro d'Albany, verso mezzanotte
e la Croce del Sud al traverso
l'equipaggio della Saint-Antoine
il Pequod l'Albatross l'Austral la Virginia
lo Spray con un grande baffo candido sotto prora
l'Hispaniola alla vela
la stridula voce del capitano Flint
Gordon Pym la nave Argo
l'inflessibile Achab
gli alti fari gemelli di Thatcher Island
le acque dell'Oceano Indiano, sciabordanti dolcemente contro il tagliamare
il triste adagio di Haiti e il Mar della Cina
il mare di Aci Trezza, che ha un modo tutto suo di brontolare
e il mare di Afrodite, la sua spiaggia, la sua spuma
e quell'iceberg inesorabile e freddo, come una fredda Fata Morgana.

 
 
Non essere in nessun luogo, in nessun luogo restare.